In un biennio il Sud e le Isole hanno perso oltre 3.300 posti (esattamente 3.323) non per effetto dei tagli, ma delle variabili demografiche.
Terminato il triennio doloroso durante il quale si era proceduto alla riduzione di posti per tutti i settori, dall’anno scorso non vi sono state contrazioni complessive di organico, ma soltanto modifiche connesse alla situazioni territoriali.
I dati ufficiali pubblicati dal Miur per l’organico di diritto per l’anno prossimo e quelli analoghi dello scorso anno consentono, infatti, di calcolare le variazioni intervenute nell’ultimo biennio, dove, per effetto della legge, la somma finale doveva andare a zero, compensando gli incrementi con i decrementi di posti di docente.
Se, infatti, il Sud e le Isole hanno perso 3.323 posti (rispettivamente 2.263 per il primo e 1.063 per le seconde), altrettanti posti sono stati assegnati alle altre aree del Paese: 1.278 posti al Nord Ovest, 1.178 al Nord Est e 870 al Centro.
La Sicilia è la regione che ha perso il maggior numero di posti (-917), seguita dalla Campania (-706), dalla Puglia (-642) e dalla Calabria (-558).
Per quanto riguarda, invece, l’incremento dei posti per il biennio, è la Lombardia con un + 856 posti, seguita dall’Emilia Romagna con + 766, dalla Toscana con + 525 e dal Piemonte con + 366 posti.
Considerata la costante della flessione demografica delle regioni meridionale e degli incrementi di popolazione scolastica delle altre aree, è facile prevedere che anche per i prossimi anni vi sarà una ulteriore contrazione di posti in ogni settore – dall’infanzia alle superiori – nelle aree del Mezzogiorno e un corrispondente incremento nelle altre regioni.
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